L’ingresso è sulla centralissima plaza de l’Ayuntamento,
a pochi passi dal lungomare, nel Palacio de Riquelme.
Da qui, superiamo la sala che racconta la storia degli scavi, ed entriamo in una lunga galleria sotteranea,
piena di reperti, che conduce alla base di una torre quadrata alta tre piani.
Abbiamo attraversato la calle Muralia del Mar
e ci troviamo in una stretta porzione della cortina edilizia, che Moneo definisce
chiaramente con un rivestimento di pietre rigate in diagonale.
All’interno, sul lato sinistro della torre, le scale mobili indicano la direzione della visita, organizzata su tre livelli:
al primo sostiamo ammirati di fronte ai frammenti di travertino rosso delle colonne e ai capitelli in marmo pentelico
al secondo siamo invitati da una statua ad affacciarci sulla città,
mentre al terzo piano una balconata consentela veduta dall’alto del museo e immette in un’altra galleria.
Colpisce la semplicità degli elementi con cui l’architetto ha interpretato il tema dello scavo archeologico,
attraverso la ricercata collocazione dei reperti che appaiono quasi sospesi nell’ambiente su pavimenti,
pareti e piedistalli pronti ad accogliere sorprendenti effetti di luce.
Ma la vera sorpresa arriverà tra poco.
La galleria aperta al terzo piano della torre è tutta rivestita in mattoni ed è illuminata
da lampade incassate nel pavimento. Dopo una decisa svolta a sinistra, saliamo su una passerella
e all’improvviso l’ambiente cambia il proprio aspetto:
ora siamo sotto la chiesa medievale, tra i resti romani, illuminati da luce artificiale
e spiegati pezzo per pezzo con lunghe didascalie.
L’apertura in fondo annuncia la fine del passaggio sotterraneo e un ballatoio coperto da un pergolato metallico
ci accompagna fino allo spettacolo che tanto attendevamo: la magnifica vista sul teatro restituito alla città.
All’aria aperta, a contatto con l’antico edificio,
Moneo rende più esplicito l'intervento sui tracciati della storia.
L’architetto, infatti, lavora con i frammenti antichi per comporre le linee dei passaggi gradinati,
per lasciarci immaginare il doppio colonnato del proscenio,
per disegnare una balconata in legno e infine,
per la costruzione di un muro in pietra che delimita il margine dello scavo.
Dopo aver apprezzato tutti i dettagli di questo dialogo con l’archeologia,
usciamo dal teatro romano, e percorriamo una scalinata che gira attorno al complesso monumentale,
si ferma di fronte alla chiesa in una terrazza affacciata sull’arsenale
e termina all’ingresso della collina del Parque Torres,
in un giardino che offre sia nuove viste dall’alto sul teatro, sia un bellissimo panorama della città.
A Cartagena, nel Museo del Teatro Romano, l'architetto Rafael Moneo pratica la virtù della temperanza
e rinuncia ai piaceri della memoria con un sottile gioco di ricuciture,
posto di fronte all’occhio dei visitatori in uno spettacolare movimento caleidoscopico,
che marca il tempo e le sue stratificazioni.
Così, l’architetto assegna alla conoscenza del passato un ruolo strategico per la costruzione del futuro.