[SUONO] [MUSICA] Con la nostra quarta lezione della storia dell'Antico Egitto, entriamo davvero nel vivo delle conquiste della cultura egiziana. Il Medio Regno si era concluso, esattamente come l'Antico, con quello che viene definito Periodo Intermedio, in questo caso il Secondo Periodo Intermedio, che va dalla tredicesima alla diciassettesima dinastia. Certamente, comunque, è prevalentemente il periodo degli Hyksos, parola greca che deriva dalla parola egiziana "hekau khasut", i capi dei popoli stranieri. Probabilmente non fu una vera e propria invasione. È probabile che in parte questi popoli stranieri fossero già in Egitto. Ma, approfittando della debolezza degli ultimi sovrani del Medio Regno, presero il potere e crearono delle loro dinastie. Di nuovo, quindi, fu necessario riunificare l'Egitto, ed è quello che accadde durante la diciottesima dinastia. Diciottesima, diciannovesima e ventesima dinastia compongono il Nuovo Regno. Il nome di Ahmose non è certamente fra i più noti, eppure a lui dobbiamo la rinunificazione. È l'epoca dei Tuthmosidi, ma è l'epoca anche della regina Hatshepsut, che al di là dell'essere donna, ebbe un ruolo rivoluzionario, perché detenne il potere pur essendo una figura femminile. Fu essenziale per alcune rivoluzioni religiose assolutamente cruciali per la storia egiziana. Anche la dinastia di Amenofi IV-Akhenaton, normalmente etichettato come il "faraone eretico", talvolta viene anche chiamato il "primo monoteista della storia". Ecco, questo è totalmente sbagliato, casomai enoteista. Infine, la diciottesima dinastia è anche l'epoca di Tutankhamon, un sovrano che non ha contato molto nella storia egiziana, ma che pure è importante, dal momento che la sua sepoltura è una delle pochissime che ci siano giunte pressoché integre, e l'unica regale ad esserci giunta in questo stato. Grazie al corredo funerario di Tutankhamon noi sappiamo moltissimo della vita quotidiana dei palazzi. E quindi per noi è una figura di primo piano. Il regno della regina Hatshepsut fu veramente di importanza fondamentale. Non è la prima regina della storia egiziana, ma certamente è la prima ad aver di fatto governato e da sola. Figlia di Tuthmosi I e sposa di Tuthmosi II, suo fratello, aveva preso il potere quando il suo fratello sposo era prematuramente scomparso, e il di lui figlio, Tuthmosi III, era troppo giovane per governare. Con il pretesto di una coreggenza, di fatto per più di vent'anni la regina Hatshepsut governa al posto del legittimo erede. Come fa a ottenere l'appoggio del clero di Amon? Evidentemente doveva aver reso molti onori al sacerdozio di Amon, perché per tutto il periodo del suo regno venne effettivamente spalleggiata da questa importantissima istituzione. Tenete conto che il termine "sacerdote" è un termine un po' improprio. In realtà erano degli alti funzionari, i sacerdoti di Amon, e amministravano delle ricchezze immense. La regina Hatshepsut inventa una festa, detta festa "Opet". La festa Opet serviva a dimostrare che il sovrano in quel momento in carica era figlio carnale del dio Amon. Questa ricostruzione teologica viene effigiata sul principale edificio costruito dalla regina Hatshepsut, che è il tempio funerario a lei stessa dedicato. Normalmente è rappresentata con la barba posticcia, come fosse un uomo. Soltanto di rado si hanno invece delle immagini, invece, che la raffigurano sotto forma femminile. Si diceva del suo tempio funerario. Siamo a Deir al Bahari, luogo in cui si trova anche il tempio funerario di Mentuhotep II, lo vedete qui, a cui chiaramente la regina si ispira, ma enfatizzandolo. Le terrazze sono tre, ci sono queste lunghissime rampe processionali, e differentemente dal complesso funerario di Mentuhotep II, dove la tomba era in fondo a un pozzo, la tomba della regina non si trova all'interno di questo tempio, che serve a commemorarne la memoria imperitura, bensì alle spalle della montagna Tebana, qui dietro, dove si trova la Valle dei Re, in quanto, appunto, Hatshepsut considera se stessa un sovrano. Non sappiamo come sia avvenuto esattamente il passaggio tra il regno della regina Hatshepsut e quello del figliastro Tuthmosi III, tuttavia di fatto, questo sovrano ripristinò la "Maat", l'equilibrio. Con Tuthmosi III l'Egitto raggiunge la massima espansione, mai più raggiunta dai sovrani successivi. La Siria, in particolar modo, viene conquistata completamente. Tuthmosi riesce ad avere l'appoggio incondizionato dei funzionari del culto di Amon, e contribuirà dunque, contraccambierà questo appoggio con l'erezione di grandi edifici all'interno del Tempio di Karnak e non solo. Con Tuthmosi III appare, all'interno delle tombe regali, anche un nuovo testo funerario, il libro dell'Amduat, letteralmente "ciò che c'è nell'aldilà". Il libro dell'Amduat racconta le prove che Ra, dio del sole per eccellenza, deve affrontare durante le dodici ore notturne. Insieme a Ra, anche il sovrano compie ritualmente ogni notte questo percorso per "uscire al giorno", cioè svegliarsi nuovamente più forte di prima la mattina dopo. Quindi il libro dell'Amduat, insieme al libro dei Morti, è uno dei testi funerari del Nuovo Regno. La più o meno armoniosa sequenza dei sovrani della diciottesima dinastia viene interrotta da un personaggio davvero singolare, Amenofi IV, Amenofi IV ad un certo punto cambiò il suo nome in Akhenaton, laddove la componente onomastica di origine divina è quella del dio Aton, una divinità solare anch'essa, ma rappresentata sotto forma di astro. Akhenaton decise di abbandonare la capitale di allora, cioè Tebe, e di fondare una nuova capitale, Akhetaton, l'orizzonte di Aton, più o meno situata a metà tra Menfi, la capitale dell'Antico Regno, e Tebe, appunto la capitale del Nuovo Regno. È una grande rottura rispetto al passato, una rottura che si esplica sia dal punto di vista religioso, teologico, sia dal punto di vista iconografico. Vi basta guardare quest'immagine: non somiglia in nulla a quel che abbiamo visto finora. L'altra novità consiste nel fatto che compaiono in questo periodo detto amarniano, da Tell el-Amarna, nome moderno dell'antica Akhetaten, scene di famiglia, scene anche affettuose. Qui vedete appunto Akhenaton e sua moglie Nefertiti con le tre figliolette. Ma la novità più significativa è che Aton appare come culto esclusivo. In realtà nelle case dei privati cittadini si continuavano ad adorare effigi delle divinità più varie, ma ufficialmente l'unico culto permesso era quello di Aton. È probabilmente una scelta non disgiunta da ragioni politiche, cioè frenare lo strapotere dei sacerdoti di Amon. Akhenaton in fondo recupera anche alcuni motivi architettonici del passato. Questo per esempio è un tempio solare: è il sovrano stesso ad essere il medium tra gli dei e gli uomini. È assai probabile che la scelta iconografica di Akhenaton fosse volutamente una scelta di rottura rispetto al canone precedente. Dunque una rivoluzione, senza dubbio, ma non monoteistica, enoteistica: la concentrazione dell'autorità divina in un "enos", in un dio esclusivo ma non unico. La diciottesima dinastia si conclude in modo abbastanza confuso. L'ultimo sovrano Horemheb, era un generale. Il fondatore della diciannovesima dinastia, Ramesse I, è anch'egli un militare, un generale, e questo segna l'impronta di tutta la diciannovesima dinastia, i cui sovrani più importanti sono sicuramente Seti I e suo figlio Ramesse II. Con Ramesse II assistiamo a una trasformazione dell'iconografia egiziana. La megalografia diventa estremamente ricorrente. Ramesse II cerca di controbilanciare il potere dei sacerdoti di Amon, cercherà di dare più potere per esempio al culto di Ra, e dunque a Menfi. Qui infatti, lo vedete, da bambino, vedete che è accucciato ai piedi di un gigantesco Horus, dunque di nuovo la solarità, ma una solarità di stampo dell'Antico Regno, quindi molto diversa da quella di Akhenaton. È una politica molto aggressiva, come quella di Tuthmosi III, quella perpetuata da Ramesse II, quindi una grande espansione, ma non si riusciranno a consolidare i confini del passato. E infatti, l'episodio più celebre del regno di Ramesse II è senza ombra di dubbio la Battaglia di Qadesh contro gli Ittiti. Noi sappiamo che fu un ex aequo, nella migliore delle ipotesi, perché Ramesse II dovette accettare di sposare ben due principesse ittite. E questo già evidentemente fa capire che si dovette arrivare ad un accordo. Ramesse II è anche l'artefice di questo famosissimo tempio rupestre, il tempio di Abu Simbel. Questo è un tempio assai singolare, non perché sia rupestre, ma perché in realtà il tempio, pur essendo dedicato a Ra Harakhti, cioè una delle manifestazioni di Ra, Ra al mattino si può dire, all'interno, nel naos, cioè nella cella del culto, quattro divinità assise. Una è Amon, una è Osiride, un'altra è Ptah, e la quarta è Ramesse stesso. Dunque Ramesse sovrano celebra Ramesse dio. Una cosa del genere non si era mai vista. La collocazione del tempio di Abu Simbel non è casuale: siamo al confine tra l'Egitto e la Nubia, e chiaramente è uno strumento di propaganda interna. Ramesse ricorda ai suoi sudditi la propria potenza. L'immagine più frequente che effigia il nostro sovrano è quella che lo vede su un carro, nella scena di saettare frecce da solo. È appunto la retorica del faraone trionfante. In alto invece vedete il cosiddetto Ramesseo, un altro tempio di milioni di anni, come quello costruito dalla regina Hatshepsut, dunque un cenotafio dedicato alla memoria del sovrano, mentre la sua tomba si trovava protetta all'interno della Valle dei Re. Alla diciannovesima dinastia segue la ventesima dinastia. Tutti i sovrani di questa dinastia si chiamano Ramesse. Non c'è ombra di dubbio che il più importante sia il primo, Ramesse III. Gli altri sovrani della medesima dinastia vedranno progressivamente scemare il loro potere. L'ultimo sovrano, Ramesse XI, dovrà contendere il proprio potere con Smendes, un principe locale installato nel Basso Egitto, e soprattutto con Herihor, sommo sacerdote del culto di Amon a Karnak. È la fine del Nuovo Regno. Il Nuovo Regno ci ha regalato un contesto archeologico unico nel suo genere: il villaggio di Deir el-Medina, detto anche villaggio degli artigiani. Si tratta di un gruppo di artigiani specializzati, che lavoravano nelle tombe che i sovrani stavano costruendo nella Valle dei Re. Tra le tombe più interessanti del villaggio degli artigiani, è la tomba dell'architetto Kha. L'immagine in bianco e nero vi mostra come venne rinvenuto questo corredo al momento della scoperta ad opera di Schiaparelli. Un'altra tomba di grande importanza è la tomba di Sennedjem: qui siamo nella diciannovesima dinastia. Le tombe dei privati sono molto importanti, molto interessanti per noi, perché ci restituiscono scene di vita quotidiana. Qui per esempio abbiamo, su una delle pareti, una scena di coltivazione. Sennedjem e sua moglie sono intenti nel coltivare dei campi, ma particolarmente rigogliosi, i campi di Iaru si chiamavano, una specie di paradiso terrestre. Si credeva che una volta passata la prova del tribunale di Osiride, l'anima del defunto, il Ba, si reincarnasse nel corpo, sempre che questo fosse stato trattato in maniera opportuna, e a quel punto potesse al tempo stesso abitare nella tomba, che era di fatto una seconda casa per l'eternità, andare sulla barca di Ra e percorrere il cielo, lo abbiamo visto nel libro dell'Amduat, e coltivare questi campi pregiatissimi e floridissimi. Qui abbiamo una raffigurazione del dio Osiride che presiede al tribunale che deve giudicare il modo in cui si sono comportati i viventi. Mentre qui sotto Sennedjem e sua moglie ricevono dalla dea Albero, una dea della floridezza evidentemente, ogni dono. In pratica l'aspirazione degli egiziani era poter avere una vita di agi che gli era stata preclusa durante la vita terrena. [SUONO]