[RUMORE] [MUSICA] Quindi possiamo dare uno sguardo a come poteva apparire questa città. Si riconoscono dentro le mura la zona della sorgente e una zona più elevata detta la Spring Hill dove sorgevano gli edifici pubblici. Tutto questo però era destinato a finire. Una delle caratteristiche dell'esperienza urbana sono proprio queste crisi improvvise e la prima crisi avvenne attorno al 2700 a.C. Uno sciame sismico molto violento colpì Gerico e anche altre città della Palestina. Qui vedete queste immagini impressionanti con le mura crollate, i mattoni rovesciati, addirittura i vasi spezzati dalle travi carbonizzate cadute dal tetto e si sviluppò anche un incendio probabilmente proprio perché in queste case l'illuminazione era sempre garantita attraverso dell'olio che bruciava nella lucerne, chiaramente coi crolli questo ha provocato dei grandi incendi. Questo grande episodio distruttivo segna un po' una fase fondamentale, ma trattasi di un vero terremoto perché le ricchezze della città non erano state intaccate da questo evento, erano rimaste magari sotterrate da qualche parte, ma c'erano e quindi la comunità di Gerico è in grado di riprendersi immediatamente. Qui vedete proprio i dati su queste fasi della storia della Palestina, in questo caso del III millennio, si riprende, addirittura viene ricostruita più grande di prima, più potente di prima. Le mura vengono raddoppiate con un doppio circuito murario e ovviamente tutto questo è reso possibile dal fatto che le risorse primarie della città, cioè i beni accumulati e l'acqua erano ancora disponibili. Questo fa un po' la differenza come vedremo, poi alla fine di questa storia con cosa può avvenire se invece l'attacco non è portato da un agente naturale, ma è portato da un agente umano che può provocare dei danni veramente irreparabili. Possiamo confrontare la nostra città con altre, come Tell Yarmouth o Khirbet Ez-Zeraqon o Arad, tutte sono caratterizzate proprio da questo fatto delle mura e dalla distinzione di vari settori all'interno dell'abitato destinati a funzioni diverse. Quello che più colpisce probabilmente di Gerico è proprio la forza del suo doppio sistema di fortificazione che portava le mura a essere spesse quasi 16 metri. Mentre vedete che negli altri casi a volte si tratta di un solo muro, magari rafforzato con molti sistemi di torri. A Gerico il muro interno è stato ritrovato dalla missione La Sapienza in uno stato di conservazione eccezionale, ancora con l'intonaco bianco all'esterno, mentre dentro le mura erano utilizzate, qui vedete un particolare dell'intonaco, delle travi di legno che servivano sia per reggere i camminamenti, che per stabilizzare queste enormi masse di mattoni crudi che raggiungevano a volte 4,5 metri di spessore e che producevano un grande accumulo idrostatico di umidità. Questa umidità doveva essere espulsa in qualche modo e quindi nel muro, alla base, nelle fondazioni, venivamo messe delle stuoie che servivano a cercare di far trasudare l'umidità all'esterno senza lasciare costantemente inumiditi i mattoni che altrimenti non essendo cotti, ma essendo solo cotti al sole, essiccati al sole, si sarebbero sgretolati praticamente e questo è un problema che a lungo si mantiene nell'architettura in mattone crudo di queste grandi città. D'altra parte, costruire in mattoni crudi consentiva di prendere molti operai, di fare grandi officine di produzione di mattoni, e quindi di poter realizzare queste opere. Le mura di Gerico è stato calcolato che sono arrivate ad avere fino a tre milioni di mattoni e quindi pensate tutta l'attività e anche l'acqua che serve per realizzarli. Nell'angolo della città c'era una grande torre e gli elementi fondamentali, la finalità fondamentale di queste mura quindi erano proteggere la città e nello stesso momento identificare, segnare il suo stato urbano cioè con la stessa loro esistenza rendevano visibile che esisteva una città, secondo offrire lavoro a tutti quelli che partecipavano non solo alla costruzione, ma soprattutto al mantenimento di questa opera pubblica perché pensate che l'intonaco va rifatto praticamente ogni anno nell'architettura di terra. Quindi grandi masse di popolazione in estate venivano impegnate nelle mura, e poi dominare il territorio circostante. Questo lo capiamo ancora di più quando vediamo che tutte le mura sono intonacate di bianco perché immaginatevi in questa oasi verde, in questo territorio a volte anche fin troppo luminoso, però questa linea lucente si doveva vedere anche di notte in maniera molto forte. Gli scavi hanno consentito di vedere anche alcune parti dell'abitato: la via principale che correva dentro da nord a sud, le case ai lati e dentro le case si trovavano reperti, si trovano reperti di ogni genere che testimoniano proprio la vita quotidiana degli abitanti di Gerico. Testimoniano anche le attività commerciali di questa città come questa ceramica nera e rossa che si chiama ceramica di Khirbet Kerak e che in parte era importata dal nord, in parte veniva imitata e prodotta localmente. Cosa c'era al cuore di questa grande città, di questa prima e antichissima città? Al cuore di questa città c'era un palazzo come negli altri centri noti della Palestina, come ad Arad, a Tell es Sa'idiyeh, a Tell Yarmouth, anche Gerico aveva il suo palazzo. Questo palazzo era organizzato su tre terrazze, qui lo vedete durante gli scavi, destinate a funzioni differenti. La terrazza inferiore era quella dove si trovavano i beni che venivano scambiati con la città, infatti si apriva verso la sorgente, la terrazza centrale era quella dove si trovava lo spazio di rappresentanza, lo sala del trono e al primo piano anche gli appartamenti del re, la terrazza superiore era quella destinata agli opifici, ai servizi per la città vera e propria. I ritrovamenti da questo palazzo sono numerosi, sono molto significativi. Si va dai vasi per contenere l'olio o l'acqua o il vino, cioè i prodotti che venivano raccolti, si va fino ai sigilli che vedete. Questi sigilli sono molto importanti perché erano il modo con cui i funzionari o le fattorie di produzione dei beni marcavano questi prodotti, la loro proprietà o la loro produzione. E quindi si tratta di una testimonianza veramente diretta dell'esistenza di un'organizzazione complessa e avanzata dell'economia antica. Qui vedete un sigillo trovato dalla missione La Sapienza dove si vede un leone che insegue una gazzella, un tema che per millenni sarà ricorrente nell'oasi di Gerico, perché? Perché semplicemente questa scena si poteva vedere nell'antichità in questo territorio. Nella valle del Giordano c'erano i leoni e c'erano le gazzelle. Le gazzelle ci sono ancora, i leoni sono estinti. Ancora molti altri interessanti ritrovamenti, tra i quali spicca questa testa di toro che ovviamente spicca per quello che ho detto prima, cioè per vedere come questo animale, cioè i bovini, emergono anche nella documentazione artistica perché sono centrali nella vita della città e quindi li ritroviamo realizzati in avorio, in pietra, in terracotta come elementi decorativi o dei vasi cultuali o degli arredi come per esempio troni, sedie e altri oggetti dello stesso palazzo. Quindi il cuore della città era questo palazzo. Ma com'era? Cosa c'è stato ritrovato? Alcuni reperti rinvenuti proprio nel palazzo di Gerico sono simbolici delle funzioni di questo edificio come centro organizzativo, direi politico e amministrativo della città. Abbiamo un tornio da vasaio in basalto, questi erano molto importanti perché venivano utilizzati quasi esclusivamente per realizzare i grandi vasi, i colli dei grandi vasi, quindi pithoi e giare che servivano solo al palazzo per conservare le grandi derrate alimentari che esso voleva controllare. Poi abbiamo delle armi di rame, un pugnale che aveva conservato anche l'immanicatura di cuoio e un'ascia. Quindi esattamente due diversi tipi di arma di offesa, sempre di rame. Questa è una cosa molto rara, le armi si trovano quasi esclusivamente solo nelle tombe. Questo è l'unico edificio in cui noi abbiamo armi dentro l'abitato. Poi questa testa di mazza, questo oggetto simbolico ispirato a quelli dell'Egitto, realizzata in un marmo pregiato, era proprio l'insegna del potere. Questa veniva tenuta nello scettro, nelle mani del re e quindi mostra forse più di tutti gli altri oggetti o quasi più di tutti gli altri oggetti che questo è proprio il centro del potere della città. Una graziosa testa d'avorio decorava sicuramente un trono, è una protome d'avorio in taglio, realizzata un po' con una tecnica simile a quella della Mesopotamia, di nuovo ci riporta all'importanza dei bovini in questa prima società urbana, dall'altro lato ci mostra finalmente la nascita di un artigianato artistico controllato dal palazzo per il palazzo. Nessun altro all'epoca aveva delle necessità di consumare beni di lusso, l'élite palatina sì e per questo si dota di specialisti che saranno questi artigiani e artisti che per la prima volta fanno la loro comparsa in quest'epoca. Infine, una paletta egiziana di scisto importata: un'altra nuova testimonianza del ruolo commerciale che la città ha assunto proprio grazie a chi la governa. Quindi il palazzo, cuore della città, centro del sistema urbano del levante nell'età del bronzo e diventerà forse uno dei nuclei futuri della città quando questa si trasferirà in occidente. [RUMORE]