[SUONO] [MUSICA] [MUSICA] Traversare il Mediterraneo, fare migliaia di miglia marine per raggiungere un luogo sconosciuto metteva a dura prova le prime comunità dei Fenici. Una delle sfide più difficili da superare era proprio quella di conservare le proprie radici, di mantenere l'unità della comunità, di conservare le proprie tradizioni. E fu per questo che i Fenici nell'Occidente, inventarono un nuovo complesso religioso, un rito, che si chiama Tofet. Tofet è un nome che è stato dato dalla Bibbia per definire in realtà un luogo dove questo rituale che i Fenici praticavano viene manifestato. Questo luogo è un santuario, caratterizzato da alcuni elementi fondamentali: un piccolo sacello su un podio, dove si trovava il simulacro della divinità alla quale venivano offerti, o sotto la cui protezione venivano messi i bambini che poi come vedremo erano l'oggetto di questo rituale, un recinto sacro, un temenos, cioè un muro che racchiudeva quest'area e poi avevamo il campo di urne che serviva proprio per accogliere i resti di questi bambini e infine un pozzo, che come vedremo alla fine è forse uno degli elementi più interessanti delle nuove scoperte de La Sapienza. Il Tofet di Mozia, quello in cui ci troviamo, è uno dei meglio conosciuti di tutto il Mediterraneo. La ragione è semplice: è stato scavato da Antonia Ciasca negli anni '60 e '70 del secolo scorso con una missione de La Sapienza in un modo sistematico, scientifico, per cui noi abbiamo una esatta stratigrafia e un'esatta conoscenza di ogni singola urna e di ogni singola stele ritrovata. E pensate si tratta di migliaia e migliaia di reperti. Quindi tutte queste informazioni, che ovviamente oggi stiamo aggiornando con le nuove tecnologie, con l'uso, come vedremo, anche di un nuovo approccio, ci fanno capire la complessità di questo rituale, ma non dobbiamo perdere di vista le sue ragioni, ossia: in che cosa consisteva? Si prendevano i resti dei bambini, venivano incinerati, deposti dentro delle piccole urne e queste urne venivano a loro volta fissate in uno strato di terra sterile, non antropizzata, inizialmente direttamente sulla roccia, la marna argillosa di Mozia, successivamente su degli strati di terra che venivano a volte rinnovati, quando tutto era pieno proprio per lasciare questo bambino in una sort of di grembo materno, protetto, che tornava in questo santuario. Accanto all'urna a volte se ne trovano altre, quindi si creavano dei clusters, delle piccole famiglie di urne, non sappiamo ancora se c'era realmente una relazione poi tra questi bambini, tra di loro, e poi veniva messa una stele. Questa stele di solito rappresenta, come poi vedremo, la facciata di un tempio, rappresenta la presenza, la protezione della divinità e probabilmente della divinità più vicina a un certo gruppo familiare, che era quello che aveva effettuato la deposizione. C'è un problema di fondo, che ancora attanaglia gli studiosi: che cosa accadeva esattamente a questi bambini? Si tratta di bambini di età molto piccola, di infanti di età perinatale, vanno da zero a due anni, che cosa accadeva? Erano dei defunti, dei bambini morti a seguito di malattie infantili che nelle comunità antiche erano terribili, raggiungevano fino a sette su dieci nati, oppure sono invece dei bambini che sono stati effettivamente uccisi nell'ambito di questo rituale, come ci dicono tutte le fonti antiche, la Bibbia, i testi latini e i testi greci? Questo è difficile ancora da stabilire, le nuove ricerche della nostra Università stanno ancora approfondendo questo quasi inestricabile mistero archeologico, anche se questa parola non fa parte della scienza, perché bisogna capire veramente quale fosse il significato del rituale. Una cosa fondamentale però è a monte e l'ho detta all'inizio: il Tofet è un rito ed è un luogo che caratterizza le fondazioni fenicie in Occidente, in particolare nelle grandi isole italiane, cioè in Sicilia e in Sardegna e quindi è un modo con cui queste comunità di persone che si erano spostate da tutta un'altra parte, creano qualcosa che le identifica, che le differenzia completamente da tutti gli altri popoli intorno. Quindi, se da una parte erano capaci di integrare tutti, dall'altra c'era qualcuno che voleva conservare il proprio carattere, la propria identità. La parola chiave che ci porteremo dietro quindi ancora nel nostro percorso attraverso le civiltà del Mediterraneo, è: identità culturale. Come ciascun popolo l'ha voluta fissare, rappresentare, come si è voluto mostrare agli altri, in questa identità, e quanto questa identità è un bene che poi può essere negoziato e può essere a volte anche modificato per andare incontro agli altri e quanto invece non si può fare, perché si vuole conservare e portarsela per sempre con sé. Il Tofet di Mozia ha restituito migliaia di stele, come quello di Cartagine ed è quindi il più grande corpus di questo tipo di monumenti che conosciamo dell'antichità fenicia. Sono molto importanti, perché sono tra le poche rappresentazioni figurate che abbiamo di questa civiltà e ci possono dare delle informazioni veramente importanti non solo sul rito in sé, ma in generale, su come era il mondo religioso dei Fenici, infatti vedete che le stele rappresentano quasi sempre la facciata di un tempio con le colonne ai lati, l'architrave e il simbolo della divinità Baal, il disco solare e il crescente che si intersecano. A volte queste stele presentano delle iscrizioni, come in questo caso, e le iscrizioni sono preziosissime, perché ci possono veramente svelare il significato del rito del Tofet. Esse però hanno un formulario molto semplice. Il testo dice semplicemente: "Al Signore Baal Hammon dono per" e poi il nome del dedicante o delle persone coinvolte. A volte è anche difficile stabilire se per questa persona, nel senso perché questa persona possa vivere, oppure per grazia ricevuta, a vantaggio di questa persona. Non è molto chiaro. Il problema quindi è difficile da risolvere solo sulla base di queste iscrizioni. Il problema se i bambini che venivano incinerati e deposti nel Tofet fossero stati sacrificati al dio o semplicemente fossero morti e dopo questo rito servisse a proteggerli e a lenire il dolore delle famiglie che avevano perduto questi piccolissimi figli. Il Tofet, santuario identitario, ossia quel luogo particolare delle città, delle nuove fondazioni fenicie nel Mediterraneo centrale, in particolare proprio nelle grandi isole italiane, ossia nella Sardegna, in Sicilia e nel nord Africa, dove si sviluppa un rituale particolare, legato al trattamento dei neonati e dei bambini molto piccoli, di età perinatale fino a due anni, defunti. Essi vengono incinerati e sepolti in delle urne che vengono messe in un apposito campo, recintato da un muro molto chiaramente, in una sort of di santuario o area sacra che prevede anche la presenza di edicole, di piccoli tempietti, un pozzo sacro e altre strutture accessorie. A queste urne vengono collegati dei segnacoli inizialmente, cioè dei piccoli betili, e successivamente delle vere e proprie stele con la falsa porta di un tempio rappresentata in generale e un personaggio che forse fa riferimento al culto. Questo Tofet, dedicato al dio Baal Hammon, è uno dei meglio scavati di tutto il Mediterraneo. Fu scavato da Antonia Ciasca, qui vedete le varie aree anche dove siamo ri-intervenuti noi negli anni 2000, e in colore rosso scuro proprio il campo di urne, cioè dove sono state trovate queste più di 2000 urne cinerarie contenenti i resti di questi bambini e più di 3000 stele. Quindi, veramente, uno straordinario repertorio molto importante per l'archeologia fenicio punica, per conoscere l'immaginario e la cultura proprio che si sviluppa in Occidente, da queste antiche radici orientali. I lavori sono ancora in corso per capire meglio com'era questo Tofet e devo dire, tra le cose più interessanti che sono emerse, è proprio l'importanza del pozzo nel santuario. C'è un grande pozzo quadrato e ce n'era uno più antico, circolare. Questo pozzo è così grande che due persone possono scendere all'interno, fino all'acqua dolce, e vedete ci sono nella sezione, le pedarole sulle pareti per poter facilitare la discesa, forse il rituale di incinerazione prevedeva prima, anche il passaggio attraverso le acque, che come sappiamo a Mozia, come in molti contesti fenici ed orientali avevano una grande importanza. [MUSICA] [MUSICA] [MUSICA] [MUSICA] [MUSICA] [MUSICA] Scavare un'urna nel Tofet può essere un'opportunità straordinaria perché con le nuove tecnologie noi siamo in grado di tracciare tutto il DNA che è contenuto dentro queste urne e quindi di scoprire quali sono effettivamente le offerte o comunque i soggetti che sono stati bruciati e inseriti, incinerati dentro l'urna. Questo ha portato a delle scoperte importanti, per esempio questi piccoli bambini, questi infanti non erano da soli, spesso ci sono anche resti di offerte animali: piccoli uccellini o anche delle conchiglie sono state trovate all'interno delle urne. Ovviamente lo studio principale è sui resti umani, noi vogliamo conoscere non solo l'età, ma lo stato di salute dei bambini, perché bisogna capire se sono morti di morte naturale o se sono stati oggetto di un sacrificio, e quindi se sono stati uccisi deliberatamente e chiaramente da queste analisi si può arrivare a capire se si tratta di bambini che sono morti per una qualche malattia e l'altra informazione fondamentale è quella della ricostruzione delle parentele all'interno della comunità, perché questi resti sono messi in delle urne, solitamente ogni urna ha all'interno soltanto un individuo, però le urne sono posizionate nel campo di urne a gruppi, a clusters e quindi ci interessa moltissimo di interessa moltissimo capire se questi clusters non sono solo delle associazioni topografiche, spaziali, ma sono anche delle associazioni collegate a delle relazioni di parentela sia diretta che, diciamo ideologica, indiretta che ci potrebbero essere tra questi bambini sepolti nel santuario del Tofet. Quindi ancora oggi l'Università La Sapienza ha ripreso la grande ricerca di Antonia Ciasca, ha ripreso le migliaia di urne e ne ha riprese anche di nuove per portare avanti questo studio e arrivare alla pubblicazione definitiva di questo straordinario monumento con un'informazione che colpisce al cuore l'identità dei Fenici dell'Occidente e ci può dire veramente qualcosa di importante su come i Fenici consideravano se stessi, la loro vita, attraverso i soggetti fondamentali per ogni comunità, che sono i bambini. I bambini di ogni comunità sana sono il futuro e quindi sono il bene più prezioso. Perché i Fenici li trattavano in questo modo dopo la morte o li offrivano al dio Baal Hammon? È una domanda centrale che ci può dare tante informazioni sull'antica popolazione che colonizzò l'Occidente e innescò quel grande fenomeno che è la nascita della civiltà mediterranea che ancora studiamo e che ci interessa capire. [SUONO] [VUOTO]