[SUONO] [MUSICA] [MUSICA] Il tofet è questo straordinario, unico santuario, il migliore noto è proprio quello di Mozia, dei Fenici nel Mediterraneo centrale. Tofet sono attestati principalmente in Sardegna, in Nord Africa e proprio a Mozia, e quello di Mozia è stato scavato abbondantemente, con grande attenzione da Antonia Ciasca. Si tratta di un piccolo santuario che include un campo di urne in cui venivano sepolti in questi vasi i resti incinerati di bambini compresi tra l'età della nascita e i due anni, bambini che non è chiaro, non è dimostrabile se venissero offerti al dio Baal Hammon, che è il titolare di questo santuario, oppure se semplicemente fossero stati in questo modo eroizzati dopo una morte avvenuta per cause naturali. Certamente noi sappiamo che nell'antichità, in particolare a Mozia, il tasso di mortalità infantile nei primi due anni di vita era altissimo, non si superava la sopravvivenza del 40% dei nati, quindi effettivamente i numeri del tofet di Mozia sono compatibili con una necropoli infantile, diciamo così, ma non è dimostrabile, non è dimostrato ed esiste anche chi, sulla base per esempio delle evidenze epigrafiche, pensa che si tratti di veri e propri sacrifici umani. In ogni caso sono stati ritrovati negli scavi di Antonia Ciasca circa 3000 urne con resti di bambini incinerati e anche di animali a volte, e circa 2000 stele, perché queste urne sono accompagnate all'inizio da piccole pietre, segnacoli, come dei betili, e successivamente da vere e proprie stele scolpite raffiguranti la falsa porta di un tempio o addirittura una divinità, o altri simboli religiosi della cultura fenicia. Il tofet tuttavia non è solo il campo di urne, che qui vedete colorato di rosso scuro, ma è composto da vari elementi molto importanti, ci siamo tornati a scavare negli anni 2000, questi elementi sono: l'edicola di Baal Hammon, cioè un piccolo tempietto, ma veramente piccolo, largo circa due metri e mezzo, di fronte al quale tra l'altro è stato trovato un deposito votivo molto importante, con molte terrecotte famose, di cui dopo parleremo, quando le andremo a vedere al museo, e poi l'altro elemento fondamentale è un pozzo, un pozzo sacro che serviva per raggiungere le acque e che forse era proprio utilizzato durante il rituale dell'incinerazione per qualcosa, per esempio per lavare il bambino prima di bruciarlo, questo noi non lo sapremo, quello che è chiaro è che il pozzo del tofet, che poi è stato ricostruito a metà della vita di questo particolare santuario, è così grande che addirittura due persone sono in grado di scendere fino alla falda dell'acqua dolce e risalire abbastanza comodamente, quindi è un'area sacra complessa, è un'area sacra molto ricca, e lo studio di questa area sacra è assai interessante, come vedete un altro tema fondamentale è cercare di capire quale sia la logica della deposizione delle urne, queste urne si trovano aggruppate o all'interno di muretti circolari di installazioni o presso altari o altri luoghi importanti del campo di urne, e questi clusters, questi gruppi di urne, che possono essere fino a una ventina di urne, potrebbero segnalare l'esistenza di un legame di parentela tra i bambini incinerati presenti dentro le urne stesse, proprio alla luce di questa ipotesi sono state condotte delle indagini, sia sulle ceramiche, cioè sui contenitori, per vedere se sono simili, se sono esattamente fatti con lo stesso impasto, se vengono dalla stessa bottega di vasaio, ma ovviamente anche esaminando il contenuto dei vasi, quindi la tipologia esatta del rituale, e facendo ogni tipo di analisi, fino alla TAC, sia per certificare come avveniva il rituale di incinerazione, quindi le urne venivano riempite quando i resti dei bambini stavano ancora bruciando, sia per raccogliere quante più possibile informazioni da questi resti, qui vedete per esempio uno scavo stratigrafico effettuato all'interno di una di queste urne, in una brocca neck-ridge proprio perché attraverso il rinvenimento di resti umani analizzabili, come vedete spesso sono mischiati anche resti animali, come dei denti, cosa abbastanza rara, bisogna dire, si può tentare di estrarre il DNA e di capire se c'è veramente questo legame di parentela tra gli individui, i fanciulli, i neonati incinerati in un'urna o in un'altra che sono disposte nel campo di urne vicino. Questa informazione ovviamente è decisiva per cercare di capire esattamente come fosse il rito, qual è il significato di questa particolare necropoli infantile, o santuario di sacrificio dei bambini al dio Baal Hammon che tanto successo avrebbe poi avuto nelle fonti antiche, tanto sarebbe stato sfruttato vuoi dalla Bibbia, vuoi dai Greci, vuoi dai Romani, per rappresentare un'indole negativa dei Fenici e della cultura orientale in generale proprio attraverso l'esempio princeps del fatto che sacrificavano i loro figli agli dei, a queste divinità malvagie, ecco questo è quello che ci viene riportato dalle fonti classiche, non è quello che ci raccontano i Fenici, quello che ci raccontano i Fenici lo dobbiamo scoprire noi, con l'aiuto dell'archeologia. Nel tofet sono state ritrovate anche molte terrecotte e alcune ci fanno conoscere il volto di queste divinità, come per esempio la principale divinità Astarte, che era rappresentata da queste protomi, adottava l'iconografia di Iside ed erano semplicemente delle protomi che venivano appese nelle case e anche offerte nel santuario. Più interessante è stato il ritrovamento di quel volto che rappresenta il dio Baal Hammon, ossia proprio la divinità a cui venivano dedicati questi bambini incinerati, e questa maschera, questa protome di terracotta veniva legata attraverso dei fori a un palo di legno e quindi era una sort of di totem, o di insegna che stava proprio nel sacello, nel punto centrale del santuario, davanti a questo sacello in una stipe, in un deposito votivo sono state trovate molte terrecotte tra le quali la famosa maschera ghignante di Mozia che l'ha resa famosa nel mondo. [VUOTO] La relazione tra il santuario del tofet e la città è un elemento molto importante, dirimente per l'interpretazione di questo luogo così particolare, che caratterizza proprio i centri fenici, anzi i centri punici del Mediterraneo centrale, perché il tofet non viene distrutto dalla costruzione delle mura a Mozia, le mura deviano il loro percorso, tra l'altro in un modo che forse non era neanche così vantaggioso dal punto di vista della difesa, per includere il tofet nell'ambito urbano, proprio alla luce di questo fatto che era già stato scoperto da Antonia Ciasca, negli anni 2000 abbiamo scavato all'interno del tofet, tra il tofet e la città, per capire: ma se era stato incluso nella città, qual era la relazione anche fisica tra questo santuario e la città. E questo ha portato la scoperta di quello che è stato chiamato l'edificio T7, ossia una lunga serie di ambienti che mediano tra il recinto del tofet, il muro T1 e qualcosa di più grande, forse anche un edificio pubblico, un'area pubblica che si trova subito all'interno verso la città. In questo lungo recinto tra l'altro è stata individuata proprio la porta che consentiva di entrare nell'area sacra con la sua soglia e accanto un piccolissimo luogo di culto con un betilo, delle offerte, un bothros, cioè questa fossa circolare in cui erano degli oggetti deposti votivamente, quindi questo ha confermato la natura religiosa del tofet, che non è una semplice necropoli, è un santuario, all'interno del quale c'è un'area deposizionale per i fanciulli che venivano incinerati. Lo scavo stratigrafico ha poi consentito di approfondire questo tema, ma è sempre stato così e come vedete da questo sondaggio che è stato scavato nel 2010 effettivamente non è così, cioè l'edificio che rappresenta una mediazione tra il tofet e la città, in cui si trovava anche questo piccolo sacello che abbiamo visto, è secondario, appartiene solo all'ultimo secolo di vita di Mozia. Nell'epoca precedente c'era uno spazio, un'intercapedine tra la città e il tofet, e il tofet era racchiuso all'interno di un muro sacro che lo delimitava con un'area particolare proprio dedicata alla sepoltura di questi infanti, ancora più interessante è pensare veramente alla ricchezza di questo campo, pieno di queste stele, come un po' si vede oggi, nella ricostruzione che ne è stata fatta anche per facilitare la lettura da parte dei visitatori, perché queste stele ci dicono moltissime informazioni e ci mostrano come probabilmente ogni gruppo familiare avesse un luogo deputato dove seppellire questi bambini, dopo che erano defunti ed erano stati incinerati. La relazione con Baal Hammon è molto importante e anche spesso le iscrizioni menzionano la divinità paredra di questo dio Tanit, che però si chiama volto di Baal, quindi questo è il suo epiteto, e tutto questo rappresenta un rituale che è solo della comunità fenicia in Occidente, solo di quella comunità che noi chiamiamo quindi punica e che serve da collante identitario per i Fenici di Mozia, come per i Fenici delle città della Sardegna o del Nord Africa, proprio un elemento che individua la loro cultura, la loro religione e la loro relazione familiare. D'altra parte i bambini sono forse il tesoro principale che ogni comunità ha, e quindi i Fenici ad essi dedicavano un rito speciale. [SUONO] [VUOTO]