Mozia non era costituita solamente da mura, porte, darsene, porti, aree sacre, che pure abbiamo visto abbondantemente. Ovviamente era una città ed era una città che nel corso dei secoli raggiunge una densità abitativa notevolissima, fino forse a 12.000 abitanti. C'erano delle strade, una via principale nord-sud, delle vie concentriche e radiali sull'acropoli e in due diversi settori dell'acropoli sono state proprio scavate le case private, le abitazioni, le residenze dei moziesi. Secondo Diodoro Siculo si trattava di una delle città fenicie più ricche di tutto il Mediterraneo. Queste case erano alte sei piani, magari queste sono un po' delle esagerazioni, ma quello che l'archeologia ha mostrato è veramente la ricchezza, l'opulenza di queste case, e anche vedete questa bella "plateia", cioè questa strada principale che è larga cinque metri, quindi delle vie spaziose in alcune parti, e poi invece dei piccoli ambiti, cioè dei vicoletti laterali che sono larghi quasi quanto una sola persona. Lo scavo dei quartieri abitativi ha rivelato alcuni elementi ricorrenti nelle case di Mozia: tutte le case hanno una corte interna, e tutte le case hanno un pozzo, ma questo pozzo nella maggior parte dei casi pesca direttamente dalla falda acquifera sotterranea, solo in alcuni casi è una vera e propria cisterna per raccogliere anche le acque piovane. Nelle case ci sono arredi, questi arredi sono fatti di legno, di avorio. Le case sono intonacate e spesso sono dipinte di rosso. Per esempio i bagni, abbiamo scavato un bagno e addirittura si usano delle vasche da bagno in terracotta. Quindi una società ricca e probabilmente piena di stimoli e con un'architettura molto interessante. La struttura architettonica di questi edifici, infatti, è fatta di pietre nel basamento, e poi vengono impiegati legname e mattoni crudi per gli alzati. Chiaramente proprio l'uso di questi materiali un po' più deperibili negli alzati, che dovevano essere anche fino a tre piani, senza arrivare ai sei di Diodoro, li rendeva poi più deboli, e quindi in caso di incendio, o di attacco di nemici, tutto si è distrutto molto più velocemente, ha preso fuoco e ci sono queste tracce di grandi incendi in tutta la città. Nella società moziese, specie nel V secolo, come poi forse avremo modo di rivedere, c'è una fortissima componente siceliota, ossia dei Greci di Sicilia. Perché? Perché Mozia è abitata da persone di cultura orientale, di cultura fenicia, ma che vogliono essere totalmente partecipi della nuova "koinè" mediterranea, che è ellenica, che è basata su centri di prima grandezza, come sono Siracusa, Akragas, Agrigento, Himera, che sono delle città greche di Sicilia che erano fiorentissime. Mozia si vuole accreditare, vuole vivere insieme a loro, scambia con loro, ed è quindi ricca di testimonianze di una cultura così, che era in grado di ibridizzare le proprie diverse origini, radici. Una delle tante tipiche produzioni di Mozia sono le terrecotte. A Mozia venivano realizzate terrecotte, sia in forma, come abbiamo visto, di ex-voto, di volti di divinità, oggetti che venivano usati per la vita quotidiana, sia proprio una classe particolare, sono queste piccole arule, cioè degli altarini che si tenevano in casa, anche per il culto domestico, e che erano decorate a stampa con delle rappresentazioni simboliche. Una delle quali, come vedete, è una sfinge alata tra due colonne che sono in realtà due stendardi, perché, infatti, vedete che non hanno la base, ma sono degli stendardi che forse erano di bronzo in origine, dei templi, sormontati da palmette che fiancheggiano appunto questa molto interessante sfinge, che in alcuni aspetti potrebbe ricordare anche un tetramorfo orientale. Quelli erano i resti dalla zona B, questi che stiamo per vedere sono dalla zona D. Siamo sempre sulle pendici occidentali dell'acropoli moziese, e siamo sempre in dei quartieri particolarmente ricchi, quartieri dove quindi sono state identificate delle case che sono delle vere e proprie ville, con un cortile interno, come la casa del sacello domestico, un triclinio, un portico, una cucina. Qui sono state fatte delle scoperte interessantissime. Per esempio, in uno dei vani della casa del sacello domestico è stato trovato un intero telaio carbonizzato a terra, con tutti i pesi da telaio, quindi a testimonianza del fatto che quel gruppo famigliare produceva i tessuti direttamente in casa, che era una cosa abbastanza comune in questa comunità moziese. I ritrovamenti sono stati numerosi: in questo caso, la casa è stata chiamata addirittura casa del sacello domestico per il ritrovamento di un simulacro rivestito di foglia d'oro e di altri arredi in una stanzetta che serviva proprio per il culto del domestico. Lì vedete le due braccia di questa statuina, e anche un interessante incensiere ricavato da un blocchetto decorato con una gola egizia. Tutte cose che sono state pubblicate nei nostri rapporti di scavi, e che voi potete quindi cercare e controllare. In un'altra interessante abitazione è stata fatta una scoperta unica, in una nicchia, in quella che è stata poi chiamata la casa del corno del Tritone, è stata trovata questa conchiglia, questa Charonia Tritonis Nodifera, che veniva usata come corno. Nello Stagnone di Marsala, dove si trova l'Isola di Mozia, c'è una forte nebbia anche d'estate, al mattino presto, di notte, e quindi può essere necessario, anzi era necessario suonare, avere un richiamo, e venivano usate queste grandi conchiglie marine proprio come corni per le comunicazioni navali. D'altra parte dobbiamo immaginare che se c'erano 12.000 abitanti sull'isola, lo Stagnone lo dovete immaginare pieno di migliaia di piccole barche che si muovevano contemporaneamente, quindi la disponibilità di queste conchiglie da usare come corni era effettivamente anche una necessità. Nel nostro percorso alla ricerca dell'antica civiltà mediterranea, della nascita della città in questa parte del Mediterraneo, cioè il centro, l'occidente, noi dobbiamo usare lo strumento dell'archeologia, e questo strumento è molto difficile da usare, perché quello che è rimasto sono delle rovine. Allora, questo è un punto in cui possiamo capire una cosa fondamentale, tutto quello che noi vediamo, anche dalle immagini aeree, oggigiorno è possibile avere un accesso diretto ai siti archeologici, è tutto spesso piatto. Noi dobbiamo fare uno sforzo grandissimo, adesso lo possiamo fare anche attraverso le tecnologie, per ricostruire la terza dimensione, capire che tutto era elevato, che si costruivano edifici alti anche sei piani. Una delle fonti più importanti sulla storia di Mozia, per esempio, Diodoro Siculo, ci informa che questa città era molto ricca e che le sue case raggiungevano i sei piani di altezza. Pensate quindi le dimensioni e anche la ricchezza di vita che c'era in una città come Mozia. Ecco, questo è molto importante perché non dobbiamo solo capire la storia come una successione di eventi, ma entrare dentro la vita degli antichi. È il nostro scopo, ed è anche quello che ci rende poi più ricchi di conoscenze. Il fianco occidentale dell'acropoli era attraversato da piccole strade radiali, come questa, larghe al massimo due metri. Lo spazio a Mozia era un bene molto importante, anche quello edificabile. È proprio in questo punto panoramico, dal quale si vedono le Isole Egadi, sorgevano le case delle persone ricche, qui c'era un quartiere di aristocratici, e, come vedremo, queste due case, una da una parte, una dall'altra, appartenevano a qualche personaggio importante. Adesso stiamo per entrare nella casa chiamata la casa del sacello domestico per un particolare ritrovamento che è stato effettuato al suo interno. Andiamo a vedere. Eccoci all'ingresso di questa casa patrizia. È una casa molto bella, è stato il primo scavo che abbiamo fatto a Mozia. L'ingresso era segnato da questa soglia realizzata in blocchi squadrati. Pensate, proprio qui sotto abbiamo ritrovato una piccola ampolla che era stata sepolta quando la casa era stata costruita come un'offerta benaugurale, sicuramente era piena di vino o di profumo. All'interno c'erano della banchine, e proprio in questa sala abbiamo ritrovato dei reperti interessanti: un set di vasi attici, tra cui un cratere a figure rosse. Quindi la dimostrazione che il proprietario della casa aveva degli arredi di lusso, era una persona ricca. E abbiamo una possibilità di capire chi potesse essere, perché proprio nel punto centrale di snodo dell'abitazione è stato fatto un particolare ritrovamento. Qui, in questo angolo, c'era una colonnina di argilla, una colonnina di terracotta decorata come quelle dei templi, con un capitello protoeolico, e accanto un piccolo altare. Questi ritrovamenti hanno suggerito che la persona che era il proprietario di questa casa fosse un sacerdote, probabilmente un ricco sacerdote di Mozia. Al centro della casa era la corte. Nell'angolo della corte, vedete, c'era il pozzo, perché ovviamente tutte le case di Mozia avevano questi pozzi, in quanto questa fortunata città aveva a disposizione la falda freatica a una profondità non molto notevole, tra sei e quattro metri, dove tutte le case pescavano direttamente. Attorno alla corte si disponevano i vani principali. La sala da pranzo, qui c'era un portico, e questa stanza è stata molto interessante perché al suo interno abbiamo trovato un po' la testimonianza vivente di quella che era la vita quotidiana dell'antichità. Qui è stato trovato un intero telaio di legno carbonizzato, tra l'altro gli specialisti della Danimarca sono venuti a studiarlo, perché è uno dei pochi telai che è stato trovato completo. A questo telaio erano attaccati 37 pesi fatti di impasto di ceramica, e di forma tronco-piramidale. Queste erano le attività a cui si dedicavano le donne. Questa casa era rivestita di intonaci perché, come dicevo prima, in questo quartiere vivevano delle persone ricche, vedete che è un punto panoramico della città, e gli intonaci che sono stati ritrovati sono rossi, gialli e blu. Quindi immaginate una casa colorata, molto ben decorata, come erano colorati ovviamente i tessuti che venivano prodotti e filati in queste case. Insomma, quello dei Fenici lo sappiamo da sempre, dalle fonti, era un universo a colori, e lo sforzo che dobbiamo fare, con l'aiuto dell'archeologia e anche delle tecnologie che oggi abbiamo, è di immaginare di ricostruire questo passato un po' più lucente di quello che appaia oggi, dopo 2.500 anni.