[MUSICA] [MUSICA] [MUSICA] Salve a tutti. Iniziamo oggi una serie di incontri, nel corso dei quali esamineremo la storia del Monte Palatino. Era il luogo più importante di Roma: i Romani credevano che Roma fosse nata lì. Vedremo come il luogo è stato strutturato in modo diverso in un tempo lunghissimo: dall'undicesimo secolo a.C fino al sesto secolo d.C. creando dei paesaggi sempre nuovi e capiremo come questi paesaggi non sono soltanto resti materiali ma sono documenti che ci raccontano la storia di Roma e delle persone che l'hanno abitata e creata. Prima di cominciare però dobbiamo capire come gli archeologi lavorano, come gli archeologi possono, dai resti materiali, arrivare a formulare delle ipotesi che ci rivelano una possibile storia. Siamo abituati ad essere circondati da resti del mondo antico: vedete nell'immagine le mura di Roma Imperiale, circondate dalle case di oggi. E qui ancora, le mura di Roma con il paesaggio attuale ma anche con i resti di Roma più antica: vedete questa piramide bianca? E' una tomba precedente le mura che è stata inclusa nel passaggio. Il mondo antico è finito in gran parte sottoterra. Non solo: è stato anche distrutto in parte. E quindi c'è una differenza molto grande tra quello che vediamo e quello che potremmo vedere perché ciò che non si vede non è del tutto sconosciuto. Resta certo una parte di ignoto, ma possiamo investigare anche quella. Gli studiosi dell'antichità, i filologi da una parte, gli storici dall'altra, sono perfettamente consci che i documenti che sono arrivati a noi dall'antichità non sono integri, quindi hanno bisogno di essere integrati. Un papiro, per esempio, che nasconde il testo di un'opera, non è immediatamente leggibile: deve essere trascritto, integrato, fino a diventare poi un'opera letteraria come la conosciamo oggi. Archiloco, in questo caso. I testi scritti su pietra, anche, sono frammentari, ma possono essere integrati perché conosciamo alcune formule che ricorrevano in modo fisso come in questo caso, o come in quest'altro caso, dove due frammenti di un'iscrizione che in origine era sulla cima delle colonne di un tempio ci rivela integrandola un'immagine del genere. Gli oggetti, anche, sono spesso in frammenti ma possono darci l'immagine dell'originale intero, come questa coppa famosissima dell'ottavo secolo a.C che ha un'iscrizione frammentata, vedete, che può essere letta integrando le parti mancanti sulla base delle conoscenze linguistiche che noi abbiamo. Questo pezzetto di vaso ci rimanda subito al suo intero, perché conosciamo le forme intere. O come quest'altro caso qui. Questo, addirittura, da un frammento di un'iscrizione si può capire quale fosse la forma intera non solo del testo ma del vaso stesso che lo supportava. Lo stesso processo di integrazione per conoscere si può replicare sulle architetture, ma questa cosa gli archeologi fino adesso l'hanno fatta poco. I monumenti sono rappresentati con delle piante archeologiche, come questa, i numeri che leggete sono l'anagrafe di tutti gli elementi archeologici che uno studioso vede e questa massa di informazioni può essere poi trasformata in un'immagine più comprensibile che restituisce ciò che poteva essere la struttura originaria. Si possono integrare questi resti con gli arredi, per esempio in questo scavo erano state trovate delle colonne che ricostituite danno un'idea della decorazione del cortile. Sono tante le fonti di informazioni che un archeologo può avere per ricostruire un edificio di cui resta soltanto una parte, e noi abbiamo sviluppato un metodo secondo il quale assegniamo un colore specifico ad ogni fonte di informazione. Guardate: in un teatro, i resti rossi sono quelli conservati, le linee nere sono gli elementi integrati, e per ogni colore si capisce qual è la fonte di informazione che trovate nella pianta. Questo lavoro faremo insieme su tutti i monumenti che hanno segnato la storia al Palatino. Si possono fare integrazioni anche più sostanziali: questa è la pianta di un altro luogo, vedete, in questa zona il monumento è mancante, le parti sono mancanti per interventi ulteriori, però tramite confronti con monumenti simili si può suggerire un'integrazione delle stanze che non sono in colore rosso, perché sono un'integrazione basata sul confronto archeologico. Quindi abbiamo bisogno di una grande conoscenza storica, abbiamo bisogno della capacità di integrare ciò che vediamo sulla base di quello che noi conosciamo, ma abbiamo anche bisogno di mezzi tecnologici che ci facciano gestire facilmente tutte queste informazioni. Non solo: il mondo antico era un contesto, cioè un intreccio di nessi, quindi dobbiamo non solo classificare e conoscere, ma riassociare le informazioni per ricostruire i nessi spezzati. Gli strumenti che gli archeologi usano oggi sono i sistemi informativi, che vedete qui allo schermo. Ne abbiamo creato uno, l'unico su Roma antica, questa è la pianta di Roma, vedete, il dettaglio cresce fino a diventare un'informazione per la singola lastra di un piano e oltre al dato archeologico si associano le fonti antiche, scritte, le immagini che i moderni ci hanno lasciati dei monumenti antichi e le integrazioni con le altre piante. Guardate queste linee blu: sono piante dei Romani incise su marmo che integrano perfettamente la conoscenza dei resti archeologici. Tutto ciò ci porta anche a studiare la città nel suo svolgersi nel tempo. Qui vedete i resti archeologici di Roma in giallo e rosso, sulla Roma del Settecento. Tutti questi strumenti, tutti questi metodi, tutti questi oggetti ci aiutano a ricostituire delle immagini che illustreranno il racconto del paesaggio che cambia nel tempo: e questo lo faremo insieme. Grazie. [SUONO] [SUONO]